"E' inutile perdere tempo con la domanda E' arte?, quando invece la domanda che conta è: Se lo è, che cosa comporta?"
...l'arte comporta qualcosa.
l'arte può portare cambiamenti può cambiare le cose.
l'arte parla l'arte racconta, cose che si sanno, e cose che per il momento non si sapevano ancora.
l'arte può far capire l'arte vuole comunicare.
Di quante cose inutilmete parla l'arte del 2010 per un troppo minimo interesse generale?
lunedì 15 marzo 2010
domenica 7 marzo 2010
QUINTA INTERAZIONE CON LO SPAZIO
QUARTA INTERAZIONE CON LO SPAZIO
TERZA INTERAZIONE CON LO SPAZIO
sabato 6 marzo 2010
comunicazione inter nos
Ho creato l'evento facebook.
Diffondete diffondete diffondete.
Ho reso admins Luisa - Iaia - Denis - Eugenio - Ila.
Le/gli altr* che hanno facebook lo trovano sulla mia bacheca (cold plasma)
Diffondete diffondete diffondete
link:
http://www.facebook.com/event.php?eid=344776703357&ref=mf
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Ho reso admins Luisa - Iaia - Denis - Eugenio - Ila.
Le/gli altr* che hanno facebook lo trovano sulla mia bacheca (cold plasma)
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venerdì 5 marzo 2010
martedì 2 marzo 2010
...considerando lo Spazio
Avere la possibilità di poter immaginare qualunque cosa.
Avere la possibilità di poter dare forma,
di poter far apparire, di poter far nascere, (e crescere) un insieme di intuizioni immaginative:
di pensieri,
di concetti,
di sintesi.
Questo è quello che può dare uno spazio, quello che potrebbe essere.
Uno spazio può essere qualunque cosa, o meglio: qualunque cosa è spazio...
Allo spazio che noi conosciamo (quello che possiamo vedere, toccare annusare), abbiamo dato il senso (il nome, il significato)
qualunque determinata cosa è, quello che Noi Diciamo che sia...
E' da non sottovalutare il discorso di Duchamp.
Uno spazio composto da un muro, un pavimento, un soffitto e la restante materia al suo interno.
Tematiche alla larga comuni, nel più sottile specifiche,
argomenti di interesse Comune di cui pocho si conosce e si capisce,
la divulgazione di essi attraverso uno spazio,
Uno spazio che parla di se,
dello Spazio in uno spazio.
Uno spazio designificato e deconsiderato ricontestualizzato e risignificato.
Avere la possibilità di poter dare forma,
di poter far apparire, di poter far nascere, (e crescere) un insieme di intuizioni immaginative:
di pensieri,
di concetti,
di sintesi.
Questo è quello che può dare uno spazio, quello che potrebbe essere.
Uno spazio può essere qualunque cosa, o meglio: qualunque cosa è spazio...
Allo spazio che noi conosciamo (quello che possiamo vedere, toccare annusare), abbiamo dato il senso (il nome, il significato)
qualunque determinata cosa è, quello che Noi Diciamo che sia...
E' da non sottovalutare il discorso di Duchamp.
Uno spazio composto da un muro, un pavimento, un soffitto e la restante materia al suo interno.
Tematiche alla larga comuni, nel più sottile specifiche,
argomenti di interesse Comune di cui pocho si conosce e si capisce,
la divulgazione di essi attraverso uno spazio,
Uno spazio che parla di se,
dello Spazio in uno spazio.
Uno spazio designificato e deconsiderato ricontestualizzato e risignificato.
sabato 27 febbraio 2010
L'OSCURO RAPPORTO ARTISTA e PASSANTE: un caso
Ore dodici e dieci, un rumore irruento di un portoncino a vetri che si spalanca, l’artista trasecola con volto sgomento di terrore: è uno spettatore.
In virtù di un’audace cortesia che da sempre distingue i giovani artisti nei confronti dei signori curiosi, la pittrice sorride e nella sua beata disponibilità al confronto aggiunge:
-Scusi signore, ho preso paura-.
Il signore severo la osserva a lungo, prima di urlare, con voce roca:
-No, sei tu che mi spaventi con questo… questa… questo obbrobrio, questo, questa… pittura-
(Pausa).
-Non mi fraintenda signorina- prosegue il vegliardo – non è per il… disegno, i colori in sé, è che le cose devon esser fatte per durare nel tempo, non per morire subito… così. Un disegno, un qualcosa sul muro? E poi? E poi si devon chiamare gli imbianchini, e sono altri soldi, e si che ne abbiamo un bel po’ qui (io stesso pago le tasse) non le pare? E per cosa? Per il muro bianco come prima? Per.. questo?-
La giovine artista sorpresa da tanta determinazione antepone ad eventuali violenze la struttura del progetto:
- Sa, siamo giovani artisti, siam qui due settimane così… per fare un lavoro insieme e per cogliere questa opportunità, magari cercando di…-
-Appunto! Appunto! E vi pagano, anche, magari?-
-No, no, si figuri, i soldi per il materiale, si fa per cominciare…-
-Dovrebbero invece, dovrebbero. Sa, anch’io ho fatto l’artista di numerose e meraviglioidi opere mirabolanti, e non ho mai lavorato gratis, nossignore, il lavoro richiede dignità. Pensi signorina, pensi alla Gioconda: un quadro, un simbolo, ah! La Gioconda! Ah! La Gioconda, quella sì, quella sì, la Gioconda!-
-Bè, la Gioconda in effetti è un capolavoro, io non discuto, no, non mi ci metto nemmeno. Però il nostro progetto ha un senso ben preciso, e sarebbe nello specifico di
-Signorina! Ma signorina! Mi perdoni, cosa sarebbe quella cosa che ha qui nella lingua?-
L’artista sente le labbra ed i muscoli sublinguali irrigidirsi, mormora con voce tenue
-Un piercing.-
-Un Pirsin? Un Pirsin? AAAh, questi giovani moderni, il ferro in bocca, il ferro in bocca! Quale scandalo, quale affronto alla comune morale! Un ferro in bocca! Certo che quel ferro però… HE HE lo sa lei mia cara, io sono un –diciamo- amante dei giochetti, HE HE come dire, quel ferro in bocca potrebbe –diciamo- essere interessante.
L’artista è a disagio. Guarda il cestino. L’interlocutore, forte del suo charme, riprende con voce e tono più concitati di prima:
-Ma lei, signorina. Guardi che sbaglia, sa, a voler fare l’artista. Altro che artiste, le donne son brave a fare tutt’altro, e quanti bei soldini prenderebbe! Ma guardi che io non voglio mica giudicare la sua vita, sa -dio me ne scampi- è che questa roba qua la paghiamo noi cittadini, eh, e poi è un peccato che un’opera come la sua venga ridipinta tutta di bianco! L’opera deve restare nel posto in cui è stata presentata, altrochè. Mi capisce? Mi capisce? Oh, ma che tardi, magari adesso me ne vado, così la lascio lavorare…-
Tosto s’appresta il secondo, inconsapevole artista. Convinto della positività del mondo, cieco di perverso ottimismo, egli apre a sua volta la porta.
-Permesso!-
-Oh, Oh, dio mi perdoni, che non sia mai che blocco l’accesso a uno spettatore venuto per la mostra!-
-Veramente anche lui è uno di noi nove!-
-Ah, ah, il nostro artista, sa, come stavo cercando di far capire alla signorina: glielo traduce lei il nostro proverbio, sa quello che dice (*suoni incomprensibili)-.
-Veramente io mi sono trasferito qui solo da quattro anni, sono Veneto. Da Treviso.-
-Veneto! Ma bene! Ma bravo! Come si chiama il fiume che passa per Treviso?-
-Il Sile-
-Ecco, appunto signorina, Veneto, vede? Certe cose bisogna saperle. Le donne di Treviso, ah, che belle, che belle le donne di Treviso. Io non le sopportavo, loro volevano che io fossi sempre così (gesto) stà seduto e stai zitto, che sei trentino. E io, e io invece avrei voluto dirgli: no cara mia, tu stai così (gesto) che a parlare e a decidere ci penso io. Non è forse vero? Le donne da Treviso? Eh? Non è forse vero??-
-eh, sì, le donne da Treviso… (?)-
-Ha ha, lui si che la sa lunga, ha ha. E cosa fa lei qua dentro?-
-Bè, io faccio scultura.-
Silenzio.
-Vergogna! Vergogna! Vergogna, sì vergogna!
Ma andiamo mio caro, lei è una vergogna per tutti, e pure lei (indica la pittrice) lassù! Queste non sono opere d’arte, queste sono un affronto! L’opera d’arte deve essere immortale, non una… un.. un.. una… cosa… come… (indica schifato la scultura).
-Sì, ma per fare una cosa di altro tipo ci vogliono tempo, e ci vogliono i materiali, e a che pro se tanto questo progetto dura due settimane?-
-Appunto! Appunto! Noi questo posto lo abbiamo costruito per voi! Perché abbiate il tempo, perché abbiate i materiali! Ma lo sa lei, mio caro, quanti cazzo di soldi abbiamo speso, per tutto questo? Trentasette farfuglioni di farfugliardi e tre bottoni!!!-
-OOH!- Dicono in coro i due artisti.
- E non è un caso, sapete, se in una città come la città con le opere d’arte più straordinarie d’Italia… ma a proposito, qual è questa città?
-…-
-…-
-Ravenna per l’appunto, Ravenna. E lì dicono: sì, abbiamo tante opere d’arte, e per fortuna ci torna indietro qualcosina: i negozi vendono birre, panini, e qualcosina lo tirano su da là. Perché vede lei, dove abita mio caro?-
-Io abito poco più in su di Martignano…-
-Ecco, quanto paga lì?-
-Mah, pago sui quattrocentocinquanta euro al mese, ma convivo con un’altra persona.-
Grasse risate, e poi subito, ricomincia a strillare:
-Ma lo sa lei, mio caro, che io affitto appartamenti qui, qui a un palmo di naso, in via Belenzani, e sa quanto chiedo io? C E N T O E U R O. C E N T O E U R O. Perché sono onesto, onestissimo (tanto che quella signora di Treviso lo sa che mi disse? E’ REGALATO, mi disse. Regalato.) E la gente? Ma va là che ho conosciuto dei lazzaroni, gli tagliavano l’acqua, le dico, l’acqua, e non pagavano!! Ho cause e cause aperte con questi, che nemmeno ve l’immaginate! Ma vabbè, si è fatto tardi. Almeno però lei è fortunato mio caro (sguardo ammiccante all’artista) è fortunato, eh? No, dico, è fortunato, eh? con questa signorina...-
L’artista con vistoso sfoggio di scaltrezza risponde:
-Come scusi?-
-No, non sarà mica che (gesto da valente maschio italico/sfregamento indice-lobo dell’orecchio) lei, eh? No perché..-
L’artista, sempre più astuto, replica:
-Come? Cosa?-
-Oh, si figuri, io non ho niente contro i (gesto con l'orecchio). Due hanno anche affittato una casa. Credono che non l’abbia capito, invece si capisce che sono (gesto). Hanno attaccato insieme cinque letti, voglio dire, si capisce che affittano… prestano la casa per fare chissà cosa. Ci fanno chissà cosa, non lo voglio nemmeno pensare. Però pagano, sa? Quindi alla data precisa del mese mi danni i soldi e stop. Non voglio sapere nient’altro, miei cari. Alla fine del mese mi danno i soldi, e questo mi basta. Ma adesso si è fatto tardi, miei cari!
Arrivederci e buon lavoro, ci vediamo all’apertura!
In virtù di un’audace cortesia che da sempre distingue i giovani artisti nei confronti dei signori curiosi, la pittrice sorride e nella sua beata disponibilità al confronto aggiunge:
-Scusi signore, ho preso paura-.
Il signore severo la osserva a lungo, prima di urlare, con voce roca:
-No, sei tu che mi spaventi con questo… questa… questo obbrobrio, questo, questa… pittura-
(Pausa).
-Non mi fraintenda signorina- prosegue il vegliardo – non è per il… disegno, i colori in sé, è che le cose devon esser fatte per durare nel tempo, non per morire subito… così. Un disegno, un qualcosa sul muro? E poi? E poi si devon chiamare gli imbianchini, e sono altri soldi, e si che ne abbiamo un bel po’ qui (io stesso pago le tasse) non le pare? E per cosa? Per il muro bianco come prima? Per.. questo?-
La giovine artista sorpresa da tanta determinazione antepone ad eventuali violenze la struttura del progetto:
- Sa, siamo giovani artisti, siam qui due settimane così… per fare un lavoro insieme e per cogliere questa opportunità, magari cercando di…-
-Appunto! Appunto! E vi pagano, anche, magari?-
-No, no, si figuri, i soldi per il materiale, si fa per cominciare…-
-Dovrebbero invece, dovrebbero. Sa, anch’io ho fatto l’artista di numerose e meraviglioidi opere mirabolanti, e non ho mai lavorato gratis, nossignore, il lavoro richiede dignità. Pensi signorina, pensi alla Gioconda: un quadro, un simbolo, ah! La Gioconda! Ah! La Gioconda, quella sì, quella sì, la Gioconda!-
-Bè, la Gioconda in effetti è un capolavoro, io non discuto, no, non mi ci metto nemmeno. Però il nostro progetto ha un senso ben preciso, e sarebbe nello specifico di
-Signorina! Ma signorina! Mi perdoni, cosa sarebbe quella cosa che ha qui nella lingua?-
L’artista sente le labbra ed i muscoli sublinguali irrigidirsi, mormora con voce tenue
-Un piercing.-
-Un Pirsin? Un Pirsin? AAAh, questi giovani moderni, il ferro in bocca, il ferro in bocca! Quale scandalo, quale affronto alla comune morale! Un ferro in bocca! Certo che quel ferro però… HE HE lo sa lei mia cara, io sono un –diciamo- amante dei giochetti, HE HE come dire, quel ferro in bocca potrebbe –diciamo- essere interessante.
L’artista è a disagio. Guarda il cestino. L’interlocutore, forte del suo charme, riprende con voce e tono più concitati di prima:
-Ma lei, signorina. Guardi che sbaglia, sa, a voler fare l’artista. Altro che artiste, le donne son brave a fare tutt’altro, e quanti bei soldini prenderebbe! Ma guardi che io non voglio mica giudicare la sua vita, sa -dio me ne scampi- è che questa roba qua la paghiamo noi cittadini, eh, e poi è un peccato che un’opera come la sua venga ridipinta tutta di bianco! L’opera deve restare nel posto in cui è stata presentata, altrochè. Mi capisce? Mi capisce? Oh, ma che tardi, magari adesso me ne vado, così la lascio lavorare…-
Tosto s’appresta il secondo, inconsapevole artista. Convinto della positività del mondo, cieco di perverso ottimismo, egli apre a sua volta la porta.
-Permesso!-
-Oh, Oh, dio mi perdoni, che non sia mai che blocco l’accesso a uno spettatore venuto per la mostra!-
-Veramente anche lui è uno di noi nove!-
-Ah, ah, il nostro artista, sa, come stavo cercando di far capire alla signorina: glielo traduce lei il nostro proverbio, sa quello che dice (*suoni incomprensibili)-.
-Veramente io mi sono trasferito qui solo da quattro anni, sono Veneto. Da Treviso.-
-Veneto! Ma bene! Ma bravo! Come si chiama il fiume che passa per Treviso?-
-Il Sile-
-Ecco, appunto signorina, Veneto, vede? Certe cose bisogna saperle. Le donne di Treviso, ah, che belle, che belle le donne di Treviso. Io non le sopportavo, loro volevano che io fossi sempre così (gesto) stà seduto e stai zitto, che sei trentino. E io, e io invece avrei voluto dirgli: no cara mia, tu stai così (gesto) che a parlare e a decidere ci penso io. Non è forse vero? Le donne da Treviso? Eh? Non è forse vero??-
-eh, sì, le donne da Treviso… (?)-
-Ha ha, lui si che la sa lunga, ha ha. E cosa fa lei qua dentro?-
-Bè, io faccio scultura.-
Silenzio.
-Vergogna! Vergogna! Vergogna, sì vergogna!
Ma andiamo mio caro, lei è una vergogna per tutti, e pure lei (indica la pittrice) lassù! Queste non sono opere d’arte, queste sono un affronto! L’opera d’arte deve essere immortale, non una… un.. un.. una… cosa… come… (indica schifato la scultura).
-Sì, ma per fare una cosa di altro tipo ci vogliono tempo, e ci vogliono i materiali, e a che pro se tanto questo progetto dura due settimane?-
-Appunto! Appunto! Noi questo posto lo abbiamo costruito per voi! Perché abbiate il tempo, perché abbiate i materiali! Ma lo sa lei, mio caro, quanti cazzo di soldi abbiamo speso, per tutto questo? Trentasette farfuglioni di farfugliardi e tre bottoni!!!-
-OOH!- Dicono in coro i due artisti.
- E non è un caso, sapete, se in una città come la città con le opere d’arte più straordinarie d’Italia… ma a proposito, qual è questa città?
-…-
-…-
-Ravenna per l’appunto, Ravenna. E lì dicono: sì, abbiamo tante opere d’arte, e per fortuna ci torna indietro qualcosina: i negozi vendono birre, panini, e qualcosina lo tirano su da là. Perché vede lei, dove abita mio caro?-
-Io abito poco più in su di Martignano…-
-Ecco, quanto paga lì?-
-Mah, pago sui quattrocentocinquanta euro al mese, ma convivo con un’altra persona.-
Grasse risate, e poi subito, ricomincia a strillare:
-Ma lo sa lei, mio caro, che io affitto appartamenti qui, qui a un palmo di naso, in via Belenzani, e sa quanto chiedo io? C E N T O E U R O. C E N T O E U R O. Perché sono onesto, onestissimo (tanto che quella signora di Treviso lo sa che mi disse? E’ REGALATO, mi disse. Regalato.) E la gente? Ma va là che ho conosciuto dei lazzaroni, gli tagliavano l’acqua, le dico, l’acqua, e non pagavano!! Ho cause e cause aperte con questi, che nemmeno ve l’immaginate! Ma vabbè, si è fatto tardi. Almeno però lei è fortunato mio caro (sguardo ammiccante all’artista) è fortunato, eh? No, dico, è fortunato, eh? con questa signorina...-
L’artista con vistoso sfoggio di scaltrezza risponde:
-Come scusi?-
-No, non sarà mica che (gesto da valente maschio italico/sfregamento indice-lobo dell’orecchio) lei, eh? No perché..-
L’artista, sempre più astuto, replica:
-Come? Cosa?-
-Oh, si figuri, io non ho niente contro i (gesto con l'orecchio). Due hanno anche affittato una casa. Credono che non l’abbia capito, invece si capisce che sono (gesto). Hanno attaccato insieme cinque letti, voglio dire, si capisce che affittano… prestano la casa per fare chissà cosa. Ci fanno chissà cosa, non lo voglio nemmeno pensare. Però pagano, sa? Quindi alla data precisa del mese mi danni i soldi e stop. Non voglio sapere nient’altro, miei cari. Alla fine del mese mi danno i soldi, e questo mi basta. Ma adesso si è fatto tardi, miei cari!
Arrivederci e buon lavoro, ci vediamo all’apertura!
SECONDA INTERAZIONE CON LO SPAZIO
venerdì 26 febbraio 2010
Eccovi il riassunto del libro Inside the white cube, di Brian O'doherty, che ho lasciato nello spazio:
http://www.societyofcontrol.com/whitecube/insidewc.htm
http://www.societyofcontrol.com/whitecube/insidewc.htm
LA BASE DELLA PIRAMIDE
L'EFFIMERO E' ETERNO # 2
giovedì 25 febbraio 2010
Ho lasciato alcuni testi nello spazio.
Domani ci occupo di iniziare le dispensine affinchè tutti li abbiano.
I due volumi di Adrian Piper di cui vi avevo parlato non si trovano in nessuna biblioteca trentina. L'unico materiale a disposizione quindi è questo, su googlebooks, i primi due links (non è scaricabile e neppure selezionabile per un cut&paste):
http://books.google.it/books?ei=87OGS4LfGc_9_AbC8-mvDw&ct=result&q=adrian+piper+out+of+sight
Domani ci occupo di iniziare le dispensine affinchè tutti li abbiano.
I due volumi di Adrian Piper di cui vi avevo parlato non si trovano in nessuna biblioteca trentina. L'unico materiale a disposizione quindi è questo, su googlebooks, i primi due links (non è scaricabile e neppure selezionabile per un cut&paste):
http://books.google.it/books?ei=87OGS4LfGc_9_AbC8-mvDw&ct=result&q=adrian+piper+out+of+sight
L'EFFIMERO E' ETERNO
Oggi Goghi&Goghi (Mara&Ila) hanno deciso di avere un contatto ravvicinato con lo spazio bianco contaminandolo attraverso la resa ad opera espositiva di oggetti già presenti sul luogo, scelti casualmente, e di documentarne l'esposizione.
Ciò non ha nulla a che vedere con quello che sarà il risultato finale (credo), ma ha molto a che vedere con il farsi del processo, dato che grazie alle prime due opere sono sorte domande spontanee, interrogativi complessi. L'opera d'arte diventa tale solo se viene fruita? Lo spazio vuoto è davvero vuoto? Quali e quante sono le limitazione di uno spazio che si propone come neutro, ma neutro non è? Com'è possibile adattarsi ad esso senza adattarsi?
mercoledì 24 febbraio 2010
Spazio come assenza. Come essenza. Uno spazio bianco. Vuoto.
Spazio da riempire; o da svuotare?
Esiste davvero una relazione privilegiata tra un oggetto ed uno spazio? È qualcosa che preesiste l’oggetto o si pone in relazione per lo stesso fatto di esserci all’interno?
Cosa può ispirare il vuoto? O forse è esattamente il contrario.
Proprio il senso di vuoto spinge a cercare un appiglio, un riempimento. Volontà di fuga. Senso di vita frustata, il bianco.La purezza e l’inganno. La forma e la sostanza.
Il bianco è forma o sostanza?
Assenza in uno sguardo. Il senso di vuoto nei confronti di una realtà di “esistenti”.
Spazio da riempire; o da svuotare?
Esiste davvero una relazione privilegiata tra un oggetto ed uno spazio? È qualcosa che preesiste l’oggetto o si pone in relazione per lo stesso fatto di esserci all’interno?
Cosa può ispirare il vuoto? O forse è esattamente il contrario.
Proprio il senso di vuoto spinge a cercare un appiglio, un riempimento. Volontà di fuga. Senso di vita frustata, il bianco.La purezza e l’inganno. La forma e la sostanza.
Il bianco è forma o sostanza?
Assenza in uno sguardo. Il senso di vuoto nei confronti di una realtà di “esistenti”.
martedì 23 febbraio 2010
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